di Lorenzo Becattini

C’è qualcosa di romantico – oltre all’idea imprenditoriale – che talvolta si rintraccia nella nascita di alcune aziende. Anche qualcosa di inevitabile, se vogliamo.

Dante Nesti e Pietro Mura non si sono mai conosciuti, il primo toscanissimo l’altro nato in Sardegna; entrambi accomunati dall’idea di perseguire con determinazione un progetto nel quale credevano fermamente. Perché la determinazione che uno si porta dentro è il vero fuoco per la genesi delle attività imprenditoriali.

Una mattina d’estate del secondo dopoguerra il giovanissimo Dante stava pedalando per la città di Firenze alla ricerca di carne da acquistare a buon prezzo per sfamare la famiglia. Al mercato però arrivò tardi e con le ginocchia sbucciate. Gli si era forata una ruota della bicicletta e lui era caduto. Nel frattempo la carne era finita, ma qualcosa di inaspettato e magico si materializzò davanti a lui: il macellaio vedendolo con le lacrime agli occhi lo prese da una parte e gli regalò del grasso di scarto suggerendogli di mescolarlo bene con la soda. “Provaci – gli disse – e almeno un po’ di sapone ti verrà fuori”.

Così l’intraprendente Dante provò e riprovò per giorni nel chiuso del suo garage fino a che la combinazione dei prodotti usati non prese la forma di un panetto duro e bianco. Stava nascendo, con l’iscrizione alla Camera di Commercio di Firenze che avverrà già nel lontano 1947, quella che oggi è la Dante Nesti Spa: un’azienda che con la seconda e terza generazione produce saponi naturali nello stabilimento a Campi Bisenzio e li commercializza in tutto il mondo con un marchio conosciutissimo.

La Sarda Formaggi Spa ha sede nel comune di Figline e Incisa Valdarno fin da subito dopo l’alluvione del 1966. Pietro Mura era già diventato imprenditore qualche anno prima in Sardegna dove, con due fratelli e un cugino, aveva messo su un caseificio con l’obiettivo di produrre formaggio a pasta molle.

L’occasione per venire in Toscana si presentò con i fondi che il Governo mise a disposizione delle imprese che volevano investire dopo la terribile alluvione nei terreni in prossimità dell’Arno. Pietro questa occasione non se la lasciò sfuggire e fu così che venne costruito un laboratorio per la produzione di formaggi, in particolare di pecorino romano che veniva e viene esportato in grandi quantità.

Come è noto il pecorino romano era uno dei cinque prodotti che ogni emigrante portava con sé, insieme a pasta, pomodoro, olio extra vergine di oliva e olive, per ricordare il paese di origine con i sapori.

Oggi questa bella storia di lavoro e tenacia, ideata da Pietro, prosegue con le nuove generazioni alla guida dell’azienda.

Anche così nascono imprese che hanno dato lavoro e sfamato tante famiglie e continuano a farlo in tempi terribili come questi.

Due cose siano di insegnamento: si impara di più dalla lettura di storie aziendali come quelle di Dante e Pietro che da tanti corsi di economia aziendale, mentre l’atto più rivoluzionario che ancora oggi si può e si deve fare è togliere la troppa burocrazia che scoraggia chi vuole intraprendere.

Lo si dice sempre, ma è l’ultima chiamata: o lo facciamo presto o saremo destinati al declino!

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